Etruschi Maestri di Scrittura

Dal 19 marzo al 31 luglio 2016 il MAEC (Museo dell’Accademia Etrusca e della città di Cortona) ospiterà la mostra “Etruschi Maestri di Scrittura”. Grazie alla recente scoperta di epigrafi etrusche nel sito di Lattes, in Francia, e ai moderni studi sulla scrittura etrusca, l’alone di mistero che da sempre avvolge questo popolo si schiarisce definitivamente e porta a interessanti riflessioni su questa antica lingua.

Attraverso un percorso che si snoda tra arte, vita quotidiana e religione si comprende l’importanza della scrittura per gli Etruschi tramite le parole che vediamo incise nei vasi, dadi, specchi , stoffe e altri prodotti d’uso quotidiano.

Pezzo forte della mostra è il Liber Linteus , il più lungo testo in etrusco attualmente conosciuto, il cui ritrovamento ha permesso agli studiosi di approfondire molti aspetti del mondo etrusco.

Per noi guide di Omnia questa mostra è un’occasione unica per approfondire un aspetto nuovo e affascinante della nostra terra, quello legato alla scrittura; proprio a Cortona, lo ricordiamo, la scoperta agli inizi degli anni ’90 del terzo testo in etrusco più lungo al mondo, la Tabula Cortonensis, naturalmente in mostra insieme a tanti altri pezzi provenienti dal territorio cortonese.

In occasione della mostra le guide di OMNIA, con la solita professionalità ed il consueto entusiasmo, offrono i propri servizi di guida accogliendo turisti sia individuali, sia gruppi che scolaresche alle quali offriamo del materiale didattico per un loro coinvolgimento ancora più diretto.

Silvia Vecchini e Ilaria Ceccarelli  


I CAPOLAVORI ARTISTICI DEL VALDARNO

Per la sua posizione geografica il Valdarno Superiore è rimasto per molti secoli sotto un “cono d’ombra” fiorentino da un punto di vista politico, economico, artistico-culturale. Per questo ultimo aspetto non è certo stato uno svantaggio aver “subito” Firenze, da sempre una delle maggiori “culle” dell’arte in Italia. Così oggi il Valdarno può mostrarci importanti espressioni artistiche di vari tipo che accompagnano molti secoli di storia di questa terra toscana posta sull’asse geografico Arezzo Firenze e non lontana da Siena. Un’arte conservata in chiese, palazzi e musei delle importanti cittadine valdarnesi, ma anche dei piccoli paesi di questa valle.

Montevarchi, San Giovanni Valdarno e Terranuova Bracciolini sono i tre centri principali, intorno ai quali si sviluppano una serie di piccoli paesi, ciascuno con le sue tradizioni, feste e peculiarità.

Montevarchi Comune della provincia. di Arezzo, situato nel Valdarno superiore. Accanto alla tradizionale industria dei cappelli di feltro, vi hanno sede stabilimenti per la produzione di mobili, di calzature, di articoli di abbigliamento e chimico-farmaceutici. Derivò il nome dal soprastante castello di Montevarchi (possesso dei marchesi di S. Maria nell’XI sec., poi dei conti Guidi), di cui era mercato ai primi del Duecento. Guido Guerra la vendette a Firenze nel 1254; tornò ancora ai conti Guidi dopo la rotta di Montaperti (1260) e fu definitivamente incorporata nel 1273 alla repubblica fiorentina, che nel 1325 riconobbe a Montevarchi propri istituti comunali e poco più tardi fece circondare di mura il borgo fiorente. Nel 1529 la devastarono le truppe imperiali. Oggi Montevarchi è sede di istituzioni culturali, come l’Accademia Valdarnese, che ha sede nell’antico convento di S. Ludovico, in questo luogo si trova anche il Museo Paleontologico. In città sono visibili anche altri due musei: il Museo di Arte Sacra e il Museo del Cassero.

Museo d' arte sacra della collegiata di S. Lorenzo a Montevarchi

Il museo, ospitato nei locali contigui alla Collegiata, presenta una documentazione del panorama della arti figurative fiorite in questo centro minore , in particolare alla committenza della Fraternita del Sacro Latte, istituzione collegata alla chiesa di San Lorenzo. Gli oggetti provengono dalla collegiata di San Lorenzo e dalla chiesa di Sant'Andrea a Cennano, nel corso del 1993 si è arricchito di un affresco del primo Quattrocento e di un dipinto devozionale del 1666.

 

L'opera di maggiore importanza è il tempietto robbiano (ricostruito come si presentava all'interno della chiesa prima di essere smontato agli inizi del XVIII secolo) che custodiva la reliquia del latte della Madonna. Si segnalano inoltre un rilievo robbiano raffigurante la consegna della reliquie e tra i numerosi oggetti liturgici la croce astile dell'orafo fiorentino Piero di Martino Spigliati (XVI secolo).

L’opera fu commissionata all’artista dalla Fraternita del Latte, come attestato dall'iscrizione sul recto della formella ai piedi del Cristo, alla quale corrisponde sul verso lo stemma di Montevarchi, la croce è un autentico capolavoro dell'arte orafa del XVI secolo per l'eccezionale qualità artistica e tecnica. Lo Spigliati era stato aiuto di Benvenuto Cellini dal quale aveva appreso la tecnica della cesellatura in oro ed in argento, che il grande orafo fiorentino riteneva la tecnica dell'oreficeria più degna di essere accostata a pittura, scultura e architettura. La croce presenta caratteri iconografici singolari: nelle dodici formelle quadrilobate, con terminali a forma di infiorescenza, sono raffigurate scene del Nuovo e dell'Antico Testamento, anziché le più consuete figure degli Evangelisti e dei simboli eucaristici. Del Nuovo Testamento vi sono (sul recto), in alto, La Resurrezione, a sinistra L'Ultima Cena, a destra L'orazione nell'orto, in basso La Natività, nella formella centrale dietro il Cristo, dall'Antico Testamento, Dio Padre che separa la luce dalle tenebre. Sul verso troviamo, in alto, la Creazione di Adamo ed Eva, a sinistra la Tentazione e il Peccato originale, a destra Caino uccide Abele, al centro il Lavoro umano e La stirpe di Adamo ed Eva, in basso il Sacrificio di Isacco, tutti episodi tratti dall'Antico Testamento. Il complesso apparato iconografico ripercorre il percorso dell'umanità verso la Salvezza: dal peccato originale alla venuta salvifica di Cristo nella storia. Le singole scene sono rappresentate magistralmente, con evidenti richiami alla scultura e alla pittura dei grandi artisti del Cinquecento da Michelangelo (in particolare nella formella con Dio Padre che separa la luce dalle tenebre) a Raffaello. Proseguendo la visita si accede quindi alla seconda sala che conserva il bellissimo tempietto della fine del XV secolo, decorato con terracotte invetriate da Andrea Della Robbia. Questo autentico gioiello dell'architettura rinascimentale fu costruito su commissione della Fraternita del Sacro Latte, per conservare la reliquia del Latte della Beata Maria Vergine. L'edicola fu collocata nella navata destra della prioria di S. Lorenzo (divenne collegiata solo nel 1561 con bolla di Pio IV), ma nel 1706, alla ripresa dei lavori di ristrutturazione della chiesa, interrotti nel 1648, fu decretata la demolizione del tempietto perché in contrasto con il nuovo stile settecentesco della chiesa.

Tempietto (1490 - 1499), decorato con terracotte invetriate, opera di Andrea della Robbia. Questo autentico gioiello dell'architettura rinascimentale, commissionato dalla Confraternita del Sacro Latte, era il fulcro della Cappella di Santa Maria del Latte, originariamente costituita da un altare addossato alla controfacciata destra della Collegiata e protetto da un alto baldacchino; in un piccolo vano retrostante, popolarmente detto "Stanzino delle Reliquie", si conservava il Sacro Latte. Nel 1706, alla ripresa dei lavori di ristrutturazione della chiesa, interrotti nel 1648, fu decretata la demolizione del Tempietto, perché in contrasto con il nuovo stile settecentesco della chiesa. La ricomposizione attuale è dovuta ai restauri del 1970 che riprodussero fedelmente la struttura architettonica originaria, grazie all'opera di Secchi-Maetzke. Nella sala dei Della Robbia si trovano anche gli Stemmi della città di Montevarchi con putti alati (1495 - 1500), in terracotta invetriata, di Andrea della Robbia, proveniente dalla facciata della Collegiata. Altro capolavoro è il bassorilievo “Consegna della reliquia” (1495 - 1500), in terracotta invetriata, di Andrea della Robbia, proveniente dalla facciata della Collegiata. Il bassorilievo raffigura: al centro il Conte Guido Guerra mentre dona al priore di San Lorenzo la sacra reliquia del latte della Madonna, ottenuta da Carlo D'Angiò (riconoscibile tra i personaggi per la decorazione a gigli di Francia sulla sua veste);

RINDI CAROLINA


Il Castello di Montecchio Vesponi.

Nel comune di Castiglion Fiorentino  a 4km circa dal centro , su di una altura posta  a 364 m slm, sorge il medioevale Castello di Montecchio Vesponi. Il colle risulta , a seguito di scavi archeologici , abitato fin dall'età del bronzo, numerosi sono anche i reperti etruschi. Il primo documento che parla del Castello è del 1014, fu possedimento aretino, e fiorentino. Tra i celebri abitanti del Castello non possiamo non citare il Capitano di Ventura inglese , al soldo della Repubblica fiorentina , Giovanni Acuto (John Hawkwood) . Celebre l'affresco a lui dedicato nella Cattedrale di Firenze ad opera di Paolo Uccello. Fu anche libero comune soppresso del Granduca Pietro Leopoldo nel 1774, quando fu inglobato come frazione all'interno di quello di Castiglion Fiorentino. L'aspetto architettonico , a parte alcune modifiche ottocentesche , è pressoché intatto dal Medioevo, da lontano spicca la torre d'avvistamento alta circa 30metri. Oggi il Castello è privato ma  su prenotazione è  possibile  visitarlo.

Edoardo Bidini


Scoprendo Castiglion Fiorentino

E' una cittadina di poco più di 13.000 abitanti, si trova a metà strada tra Arezzo e Cortona.Le sue origini sono etrusche , nel Museo Archeologico possiamo trovare numerose oggetti relativi a questa civiltà, la qui importante è la Sima con faccia di Gorgone, che apparteneva ad un tempio religioso che sorgeva  nel punto più alto del borgo.Numerose sono anche le tracce lasciate in epoca medievale, su tutte spicca la trecentesca Torre del Cassero, simbolo della cittadina.La Piazza principale (Piazza del Comune) , ha un  loggiato rinascimentale dal quale si  può  godere del bel panorama sulla campagna circostante.La Pinacoteca Comunale e le chiese sono ricchissime di opere d'arte che vanno dal medioevo all'ottocento, tra queste si trovano lavori di artisti importanti, come Bartolomeo della Gatta , Luca Signorelli, Taddeo Gaddi ,Andrea della Robbia , Giorgio Vasari.I caratteristici vicoli sono il valore aggiunto alle numerose bellezze.L'attività legata al folclore di Castiglion Fiorentino è il Palio dei Rioni, che si corre ogni terza domenica di Giugno. A contendersi il drappo sono i tre Terzieri  in cui è diviso il borgo e si tratta di Porta Fiorentina, Porta Romana e Rione Cassero.


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